Vincenzo Trama – Claudio Gallo, Corsaro nero

Ci piace sempre, quando possiamo, ospitare interventi ed interviste di chi fa riviste, per diletto o per lavoro. In questo numero presentiamo il lavoro editoriale di Claudio Gallo, che è docente universitario in Storia del fumetto, bibliotecario e attivista salgariano. Posso definirti così, Claudio?

Sì, va bene. In verità il mio incontro con l’Avventura avvenne per merito di mio padre che mi regalò, per la mia contemporanea cresima e comunione nell’austera basilica di San Zeno in Verona, Il vagabondo delle Stelle di Jack London. Un libro affascinante, ma difficile, che lessi e rilessi fino a consumarlo. Al tempo vivevo nel quartiere di San Zeno e frequentavo come tanti altri ragazzini la parrocchia e il patronato. Il curato, per incentivare la presenza dei chierichetti durante le funzioni religiose, attribuiva punteggi diversi per la messa del mattino, per quelle del pomeriggio domenicale… I punteggi più alti erano assegnati per la presenza durante i funerali. Ogni venti punti, se ricordo bene, si riceveva in premio un romanzo tra quelli pubblicati dalla casa editrice Carroccio. Lì avvenne il mio incontro con Salgari e i suoi personaggi (in particolare Sandokan) e fui conquistato dalle belle copertine di Rino Albertarelli. Così mi specializzai in funerali e costruii la mia prima bibliotechina salgariana. Purtroppo oggi so che si trattava di rimaneggiamenti, riduzioni e non mancavano i falsi. Ma il fascino e la forza degli eroi salgariani travalicava le brutte edizioni.

Ilcorsaronero”, rivista salgariana di letteratura popolare, ha alle sue spalle un’associazione che ha una vita lunga 16 anni. In che modo le due esperienze sono nate e quanto sono connesse tra di loro?

La rivista nacque nel 2006 in collaborazione con la Biblioteca Civica di Verona dove lavoravo e che, a cavallo tra i due secoli, aveva organizzato seminari di studio sull’opera salgariana e raccolto un’imponente documentazione sullo scrittore e i suoi romanzi, soprattutto attraverso l’acquisizione della biblioteca privata e delle carte del veneziano Giuseppe Turcato, senza ombra di dubbio il maggior studioso del Capitano nel secondo Novecento. La rivista “Ilcorsaronero” nacque per volontà di un piccolo gruppo di studiosi e appassionati, reduci da una difficile esperienza all’interno della Società Internazionale Salgari che si era autosciolta: Luciano Curreri (di Liegi), Roberto Fioraso (Vicenza) Fabrizio Foni (allora di Siena, oggi docente all’università di Malta), Claudio Gallo (Verona), Caterina Lombardo (Catania), Matteo Lo Presti (Genova), Donato Pascali (New York), Massimo Tassi (Reggio Emilia). Eravamo consapevoli di dover contribuire a una svolta radicale nell’approcciare la figura e l’opera dello scrittore veronese, riportandola al centro della storia letteraria e dell’immaginario collettivo italiani.

Occuparsi di uno scrittore come Emilio Salgari significa pubblicare materiali di ricerca e di analisi, intesi a valorizzare una tradizione scarsamente presa in considerazione addirittura spesso confinata, in un passato non troppo lontano, nella cosiddetta paraletteratura. Valorizzare altresì l’opera di Emilio Salgari vuol dire comprendere la rilevanza del romanzo occidentale di avventure. Robert Louis Stevenson, Alexandre Dumas, Jules Verne, Gustave Aimard, Thomas Mayne Reid, James Fenimore Cooper, Karl May, Jack London, Arthur Conan Doyle… furono i suoi ideali compagni di viaggio e alla loro straordinaria esperienza volle legare il proprio lavoro di scrittore. Siamo consapevoli che l’esperienza salgariana non si è esaurita, ma continua anche in ambito internazionale, nella contemporaneità, e numerosi sono i narratori che originalmente rivisitano quell’esperienza. Lo testimoniano il Premio biennale “Emilio Salgari” di Letteratura Avventurosa e il Premio “Ilcorsaronero” al quale, non da soli, abbiamo dato vita premiando scrittori internazionali e nuovi autori italiani che non hanno timore di esplorare i territori della letteratura popolare e di genere.

In questa impresa ci sono venuti in soccorso alcuni intellettuali universalmente riconosciuti, garanti della bontà della nostra operazione. «Un po’ come fece “Linus” tanti anni fa allorché Giovanni Gandini decise di fondare una rivista che costruisse un nuovo ponte tra il mondo delle nuvole parlanti e quello della cultura in senso più generale. Così riunì in una tavola rotonda Umberto Eco, Oreste del Buono, Elio Vittorini».

Abbiamo così “creato” la figura del direttore spirituale con lo scrittore ed editore milanese, ma con radici emiliane, Raffaele Crovi, storico collaboratore di Elio Vittorini, con il quale alcuni di noi hanno pubblicato preziose ricerche e testimonianze salgariane. Me lo ricordo alla Fiera del Libro di Torino sventolare orgogliosamente davanti al pubblico il secondo numero della nostra rivista. Segue Darwin Pastorin, scrittore, giornalista, uomo della televisione, nato in Brasile da una famiglia di origini veronesi, innamorato pazzo di Salgari di cui parla in una personalissima rubrica della rivista. Il terzo è l’amatissimo Mino Milani, il più grande scrittore italiano d’avventure del secondo Novecento (padre di Tommy River ed Efrem) il grande sceneggiatore del “Corriere dei Piccoli”, e del “Corriere dei Ragazzi”, e dei romanzi disegnati di Hugo Pratt. Ben rappresentati l’editoria, il giornalismo, la letteratura e il fumetto, però mancava il cinema. Del resto il “Corsaro” è trasversale, insegue i generi liberamente accostando linguaggi diversi. Matteo Lo Presti ha suggerito Claudio G. Fava conseguendo la quadratura del cerchio. Recentemente, lo dico con orgoglio, abbiamo accolto Bianca Pitzorno, salgariana doc, una delle nostre grandi scrittrici. I suoi libri sono belli e importanti, formativi per un’intera generazione di lettrici e di lettori; la qualità della sua opera travalica il campo della letteratura per ragazzi in cui spesso viene confinata.

L’associazione, composta da pochissime persone e senza fini di lucro, è nata per gestire e amministrare la rivista e i due premi. Il Presidente è Roberto Fioraso

Ti va di presentarci la rivista “Ilcorsaronero”?

La rivista ha una cadenza quadrimestrale. Abbiamo pubblicato dei numeri speciali a carattere monografico dedicati a Raffaele Crovi, Claudio G, Fava, Mino Milani e al cinema salgariano. Io sono il direttore responsabile coadiuvato da due condirettori: Fabio Francione di Milano e Dario Pontuale di Roma.

Inizialmente la rivista era di 64 pagine poi aggiunto un sedicesimo, sono ora ottanta. Per quanto possibile chiediamo testi brevi di quattro cartelle, 10.000 battute, per non appesantire la pubblicazione e per garantire una varietà di testi e leggerezza di lettura. La rivista ha una struttura abbastanza rigorosa che prevede un editoriale, una testimonianza salgariana di scrittori, giornalisti, appassionati, registi, che raccontano il loro incontro con l’opera salgariana; un laboratorio divari contributi o interviste su scrittori di ieri e di oggi, uno spazio riservato a materiali d’archivio (predilette le corrispondenze). Al centro delle rivista è stata posta la “monografica” ripartita quasi sempre su due numeri e dedicata a grandi scrittori (Stevenson, London, Melville…). Nugae accoglie invece le rubriche fisse di Marcello Simoni, Darwin Pastorin, Massimo Tassi (il primo direttore del “Corsaro”), Renato Venturelli. Le pagine finali offrono notizie sul mondo dell’avventura, schede degli autori, riferimenti bibliografici dedicati a Salgari e ai suoi studiosi.

La tiratura è di mille copie, quattrocento sono inviate tramite posta agli abbonati, agli autori dei testi, agli amici, a qualche biblioteca. Le altre copie vengono utilizzate liberamente in occasione di incontri, tavole rotonde, convegni… Siamo generosi perché l’abbonamento costa poco (15 euro) e gli abbonati irregolari, grazie a Dio, di tanto in tanto sottoscrivono somme più consistenti. Inviamo copie in libreria solo a chi ne fa richiesta.

È un po’ difficile definire il target. Possiamo dire che sono fedeli lettori salgariani, collezionisti, studiosi, ricercatori universitari, giornalisti, scrittori, curiosi… Siamo consapevoli di occupare uno spazio intermedio tra il lettore popolare e quello degli studiosi e dei ricercatori. Per questa ragione cerchiamo di offrire una saggistica narrativa e accattivante, senza rinunciare al rigore filologico che ci caratterizza e di cui l’opera salgariana ha maledettamente bisogno per la quantità di inesattezze, falsità, leggende, ancor oggi assai diffuse.

Fra i contributi della rivista si leggono oltre che nomi storici del mondo delle lettere anche penne contemporanee come quelle di Omar Di Monopoli, che nel 2017 ha pubblicato per Adelphi uno dei più bei romanzi italiani dell’ultimo decennio, Nella perfida terra di Dio. Quanto e come il mondo salgariano è ancora in grado di influenzare e contaminare la cultura italiana e non, ad oggi?

In parte ho già risposto a questa domanda. Ribadisco che Salgari, come Stevenson London, Verne, Dumas, Conrad.. è un caposcuola, un classico italiano, che ha influenzato e influenza scrittori ed editori. La rivista (così come i due premi) ha riservato grande attenzione ai nuovi scrittori di genere, spesso ospitando loro contributi, senza dimenticare il passato. Ricordiamo, molto arbitrariamente, alcuni nomi, di oggi e di ieri, ricorrenti in saggi, interviste, scritti originali: Alan D. Altieri, Paolo Bacilieri, Athos Banti, Marco Buticchi, Pino Cacucci, Massimo Carlotto, Alfredo Colitto, Michael Crichton, Luca Crovi, Omar di Monopoli, Valerio Evangelisti, Antonio Faeti, Ernesto Ferrero, Valentina Fortichiari, Björn Larsson, Elmor Leonard, Giulio Leoni, Gianfranco Manfredi, Valerio Massimo Manfredi, Michele Mari, Beatrice Masini, Karl May, Mino Milani, Luigi Motta, Alberto Ongaro, Arturo Pérez-Reverte, Hugo Pratt, Folco Quilici, Simone Sarasso, Marcello Simoni, Marco Steiner, Matteo Strukul, Paco Taibo II ,Yambo, Wu Ming… Tutti riconoscono in Salgari una lettura comune e un punto di riferimento letterario autorevole.

Com’ è cambiato nel tempo il rapporto del mondo intellettuale con Emilio Salgari, secondo te? C’è uno scarto con il mondo accademico che la percezione popolare dell’autore di Sandokan non ha mai saputo recuperare?

Per lungo tempo questo scarto è esistito e ancor oggi non mancano resistenze e sottovalutazioni. Tuttavia dall’università arrivano costantemente tesi di laurea e di dottorato, lavori di ricercatori o di autorevoli docenti che rivalutano l’opera di Salgari. Grazie anche al fatto che la ricerca ha analizzato alle influenze nel formare il carattere e l’identità degli italiani, alla forma del libro popolare illustrato che ha segnato la storia dell’editoria e dell’immagine, all’originalità del fumetto di avventura italiano, all’importanza dei temi esotici e orientalistici… Delresto Salgari è l’autore che ha tradotto il melodramma italiano in opera letteraria, che ha sperimentato i generi letterari legittimati dall’influenza di Poe nella Scapigliatura, della quale egli è consapevolmente espressione così come del Positivismo, sebbene con qualche audace critica.

L’ immaginario collettivo ha sempre attinto dal mondo di Salgari; dalla tv, al cinema, dal fumetto alla letteratura. Come ti spieghi questa trasversalità praticamente universale?

Salgari ha introdotto in Italia il romanzo d’avventura, il romance, come dice Stevenson. Ha creato personaggi letterari formidabili che, grazie alla sua scrittura visiva, sono stati adottati dal cinema, dai cartoni, dalla televisione, dal fumetto e, perché no, dal teatro. I libri salgariani erano ricchi di illustrazioni realizzate da grandissimi artisti, come Alberto Della Valle, Gennaro Amato, Pipein Gamba che hanno definito e raffigurato l’iconografia dei personaggi e dell’ambiente salgariani. I film, forse un centinaio, hanno eletto a imprescindibile punto di riferimento lo scenario indo-malese e quello caraibico così ben tratteggiati e per questo scelti da scrittori, disegnatori, sceneggiatori, registi… L’avventura ha una sua storica caratterizzazione italiana che, per esempio, continua nel fumetto in maniera evidente nel catalogo della Sergio Bonelli Editore.

C’è ancora senso, secondo te, nella produzione di riviste in Italia? Come e quale sfida si può cogliere nell’ epoca di maggiore diffusione dei social?

Le riviste sono sempre state importanti e hanno segnato i grandi passaggi culturali in letteratura, nella storia, nel design, nel fumetto… Quando sono passate al digitale sono mutate in altro: un blog, e hanno perso il loro carattere. Probabilmente sulla carta conservano più facilmente la loro peculiarità unitario, la loro specializzazione, la loro identità. Ponderano maggiormente i testi potendo essere legati all’immediatezza, all’attualità come nel caso dei social. Più conoscenza, più approfondimento, anziché dibattiti. Sì, sono convinto che abbiano ancora la loro funzione.

Le riviste, se legate a istituzioni, università, hanno una maggiore solidità economica, ma meno libertà. Noi, e penso a tante piccole e ardite imprese, garantiamo una grande pluralità di voci, contenuti e stile. Salgarianamente abbiamo scelto di comunicare con tutti, con uno sforzo per caratterizzare la nostra saggistica (il “Corsaro” è una rivista di saggi) con uno stile narrativo in grado di soddisfare i lettori. Non sempre ci riusciamo, ma ci proviamo. Infine, i nostri abbonati in gran parte amano la carta che ai loro e ai nostri occhi conserva un fascino arcano. Non sappiamo cosa ci riserverà il futuro. I prodigi tecnologici sono incredibili, ma le riviste possono conservare uno spazio particolare di indagine e conoscenza.

Claudio, concludi pure come preferisci questa piccola intervista e grazie per il tempo che ci hai concesso!

La rivista vive da sedici anni grazie al sostegno dei lettori. Sono loro sono i veri protagonisti del nostro lavoro. Speriamo che questa intervista, credo la prima così approfondita nella nostra storia del nostro periodico, e di ciò siamo particolarmente grati, ci aiuti a far conoscere il lavoro che, come si può constatare, non è un campo trincerato ma uno spazio aperto a sempre nuove voci. Consentitemi di ringraziare Giuseppe Bonomi che, oltre a lavorare costantemente con me, legge sempre i miei testi fornendomi preziosi suggerimenti.

Vincenzo Trama